Camilla a sei anni già conosce la segregazione

9 giu 2025

Un'ordinaria storia di segregazione di una bambina.

Camilla a sei anni già conosce la segregazione


Camilla ha 3 anni e ha sempre frequentato il nido: ha una paralisi cerebrale, mangia in nutrizione continua attraverso la Peg/pej e deve essere sempre aspirata da bocca e naso perché non ha deglutizione. Una bambina con la sua complessità, che grazie alle 5 ore e 30 di assistenza infermieristica, ha sempre frequentato la scuola, prima in zona Battistini e ora a “Il trenino”, a Labaro Prima Porta, dove la famiglia vive da settembre.
La scuola che frequenta Camilla è molto attenta nel costruire attività adatte a tutti i suoi studenti, dentro e fuori le mura di scuola: già il 1 aprile infatti la classe era stata in gita e Camilla aveva partecipato, ovviamente, con la presenza dell’infermiera.
Per la gita di giugno, e festeggiare insieme l’arrivo dell’estate, la scuola ha organizzato un’uscita didattica, cucita sulle esigenze di Camilla, nel percorso sensoriale del Castello di Lunghezza : un luogo totalmente accessibile e un pulmino adatto a lei.
Sembrava tutto pronto, fino al divieto. Il rifiuto nero su bianco da parte del responsabile CAD del distretto Asl20: la sua idea di assistenza domiciliare è limitata alle mura di scuola e di casa “per la sicurezza del paziente”. 

Camilla a sei anni già conosce la segregazione

Per questo dirigente Camilla non è una bambina, non  ha diritto di vivere una vita come gli altri malgrado la sua complessità: secondo questo dirigente l’assistenza domiciliare è segregazione.
Le è vietato anche scendere un quarto d’ora al parco giochi sotto casa: per fare questo, specifica il dirigente, andrebbe fatta una richiesta scritta che autorizzerebbe 15 minuti di aria.
Un detenuto in media sicurezza ha circa 6 ore al giorno fuori dalla cella, tra socialità e ora d’aria: i bambini in assistenza domiciliare quindici minuti, secondo questo dirigente.

Insieme alla famiglia ci siamo rivolti all’avvocata Andrao che ci ricorda che è la Legge 104/1992 che definisce l’obbligo della PA di rimuovere tutte le barriere che ostacolano la piena partecipazione. "Se un bambino necessita dell’assistenza infermieristica per motivi sanitar” - spiega Laura Andrao “l’Amministrazione ha l’obbligo di garantire la presenza dell’infermiere anche durante la gita, così come durante le ore di lezione a scuola. Non si può accettare che un diritto costituzionale venga sospeso in occasione di un’uscita: la scuola, il Comune, l’Azienda sanitaria — ciascuno per la propria parte — hanno il dovere di cooperare affinché quel bambino possa partecipare in piena sicurezza. Negare tale sostegno, o peggio, subordinare la partecipazione del minore alla disponibilità di un genitore che lo accompagni o vi rinunci, costituisce una forma chiara e grave di discriminazione.
Non solo una discriminazione diretta, ma anche una discriminazione per omissione, come ben definito dalla Legge 67/2006, che tutela le persone con disabilità da comportamenti ingiusti anche quando derivano da negligenze istituzionali. Se un minore viene lasciato indietro perché non si è provveduto ad attivare un infermiere, o una figura educativa o comunicativa di supporto, si è in presenza di una violazione dei suoi diritti fondamentali, compreso quello alla salute, all’istruzione e alla piena inclusione.”

Camilla a sei anni già conosce la segregazione

Continua poi dicendoci “Il diritto del bambino con disabilità di partecipare alla gita, quindi, non è negoziabile né subcondizionato alla “fattibilità” organizzativa o alle risorse disponibili. È un diritto soggettivo pieno, che impone alla Pubblica Amministrazione un obbligo giuridico preciso, attuale e non derogabile. Qualora ciò non accada, ci si troverebbe dinanzi a un illecito discriminatorio, suscettibile di essere perseguito tanto in via amministrativa quanto in via giudiziaria, anche con strumenti d’urgenza. In conclusione, la partecipazione alle gite scolastiche deve essere garantita anche e soprattutto ai bambini con disabilità, con la stessa cura e lo stesso impegno con cui si garantisce la sicurezza degli altri alunni.

Ogni altra interpretazione è non solo sbagliata, ma profondamente ingiusta. E la giustizia, in una scuola, dovrebbe essere la prima lezione che si insegna”.

Camilla deve poter costruire un’intera vita di gite, formazione, diritto alla socialità e a tutto il resto, accanto alle figure che necessita: il Piano di Assistenza Personale deve costruire autonomia, libertà, diritti, non segregazione.