23 set 2024
La storia di Francesco, bambino con disabilità complessa cittadino del Comune di Roma, raccontata dalle parole dell'avvocato Laura Andrao.
Ci sono storie che nella disperazione e nell’abbandono delle istituzioni sembrano assomigliarsi tutte, ma non è sempre così.
E allora ci ritroviamo a raccontare la storia di Francesco e della sua famiglia, dalla voce dell’avvocato Laura Andrao, che ci chiede di essere megafono di questa drammatica e sconcertante storia di diritti calpestati, di fragilità senza risposta, di caregiver abbandonati alla solitudine e alla disperazione dalle stesse istituzioni che li dovrebbero sostenere.
Francesco, residente nel comune di Roma, ha nove anni e gli è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico, della regolazione e un ritardo dello sviluppo psicomotorio, ed ha al suo fianco una famiglia che ha fatto ogni cosa non solo per assisterlo al meglio nelle sue attività quotidiane e nella riabilitazione, ma perché fosse un cittadino attivo, partecipando a progetti inclusivi con straordinari risultati.
Una famiglia che per poter costruire al meglio il presente e il futuro di Francesco ha chiesto la redazione di un progetto individualizzato secondo la Legge 328/2000 al fine di ottenere un progetto di sostegno a lui e alla famiglia: il papà di Francesco è una persona con disabilità e al momento si trova ad affrontare un aggravamento che l’ha portato al ricovero in terapia intensiva in gravi condizioni.
La mamma è quindi l’unica caregiver a sostenere personalmente ed economicamente Francesco e rischia ogni giorno di più il licenziamento, e quindi di perdere l’unico salario familiare, visto l’elevato carico assistenziale che gestisce in totale solitudine.
L’avvocato Andrao ci racconta: “proprio oggi, 18 settembre, si sarebbe dovuta tenere la plenaria richiesta dalla famiglia in ragione dell’aggravamento del padre finalizzata a definire sostegni economici ed in forma di servizi. Una riunione che cercava risposte immediate da ASL RM2 e Municipio VII, già inadempienti da tempo nella redazione del progetto e sordi ad ogni richiesta della famiglia e che come sempre avrebbe visto la mia partecipazione a tutela della famiglia.
Mi è stato invece vietata la partecipazione ed è stato chiesto alla famiglia di firmare un verbale non corretto, che avrebbe compromesso la tutela del figlio. Possiamo concludere che questa famiglia è lasciata completamente a se stessa.”
Rifiutare un progetto di vita individualizzato, rifiutare sostegni economici che potrebbero permettere di assumere personale competente e continuativo, rifiutare che il caregiver familiari possa riposare, lavorare, vivere è la quotidianità per migliaia e migliaia di famiglie.
Una realtà sconosciuta, nascosta, segregata, che non possiamo non urlare con forza e indignazione, perché si possa veramente immaginare che i diritti siano di tutti, senza esclusione di nessuno, senza che per alcuni siano utopia.
Perché i diritti non possono essere degradati a benevole e pietose concessioni, occasionali favori, in definitiva privilegi.