Lo raccontiamo sempre con parole dure: la disabilità è ancora, e lo è stata per secoli, segregazione, vergogna, separazione, esclusione, buio. Deve essere vita, condivisione, collettività, mescolanza, diritti, colori, libertà! La disabilità non è altro che una peculiarità ineludibile dell'essere umano, una delle sue tante sfumature: le vulnerabilità fisiche, cognitive e mentali sono parte di noi e devono essere parte della società.
Cancelliamo la retorica dei bambini speciali e delle madri coraggio, la continua infantilizzazione delle persone con disabilità, che annulla ogni prospettiva di futuro. Ogni mamma che chiamate "coraggio” ha un suo nome e conduce una guerra quotidiana che condurrebbe qualunque mamma del mondo nelle stesse condizioni. Chiamatela semplicemente con il suo nome. Lottiamo insieme perché sia garantita l'assistenza domiciliare per ogni persona con bisogni speciali e necessità di assistenza continuativa: è il solo modo per permettere ai caregiver di non annullare totalmente la propria esistenza nelle mansioni di cura, di non scomparire. Vogliamo una società che sappia accogliere e aiutare, che comprenda l'importanza della rete, dell'inclusione reale fatta di una collettività consapevole.
La società inclusiva è quella in cui ogni persona con disabilità è considerata soggetto attivo, a cui fornire strumenti adatti per poter scegliere, crescere, autodeterminarsi tra gli altri costruendo la propria felicità. A prescindere dalle proprie condizioni, ognuno deve avere il diritto di costruire il proprio percorso di vita, dentro la società. Rimettere al centro la persona e i suoi bisogni vuol dire guardare oltre la diagnosi, garantire percorsi di cura e riabilitazione personalizzati proiettati verso la costruzione di autonomia e autodeterminazione, verso la vita indipendente e la libertà, a prescindere dalle proprie condizioni.
Abbattiamo stigma e stereotipi per vedere che dietro a corpi e menti non conformi ci sono desideri, ricerca di divertimento e felicità, bisogno di condivisione e socialità, autonomia e indipendenza. Cancelliamo le parole che segregano, le parole muro, le parole confine per mutare sguardo e approccio e disegnare il profilo di un mondo che sia di tutti, proprio di tutti.
Trasformiamo lo spazio urbano perché non possa immaginare esclusione, perché ognuno a modo suo possa
fruirne, esserne parte, attraversarlo. Non vogliamo più città abili, città che emarginano, città di
barriere. Vogliamo che ogni spazio pubblico e ogni attività sociale, culturale e sportiva sia
accessibile a livello sensoriale e motorio.
Vogliamo città di tutti e di tutte, dove sia garantito anche alle persone con disabilità complessa
il diritto alla scuola, alla formazione al lavoro, alla vita indipendente, all'affettività. Vogliamo
trasformare le strade delle nostre città assieme agli sguardi e alle parole di ognuno. Abbattere le
barriere architettoniche, sensoriali, culturali per trasformarci in una collettività capace di non
lasciare nessuno indietro, di mutare il proprio passo, di fare in modo che la cura sia un percorso
collettivo verso l'autodeterminazione di ognuno. Universalmente inclusiva.