La qualità dell'architettura e degli spazi nella trasformazione di Parco Schuster

21 ago 2024

L’incontro tra i desideri di Tetrabondi Onlus, le competenze e la voglia di mettersi in gioco di una squadra eccezionale di professori, ricercatori e studenti del Dipartimento d’architettura di Roma Tre, guidati dal professor Adolfo F.L. Baratta, ha portato a uno studio di ricerca sull’accessibilità universale di Parco Schuster, situato attorno alla Basilica di San Paolo, a Roma di cui vi abbiamo parlato spesso ma che ora vi andremo a raccontare più approfonditamente. 

Attraverso piccole pillole, in questa sezione del blog, potrete scoprire come nasce il progetto del P.I.U.+ Schuster, come questa straordinaria squadra ha fatto in modo di analizzare le barriere architettoniche e sensoriali del parco, per ridisegnare un luogo capace di essere oasi di accessibilità e inclusività universale: un’oasi urbana, gioiello dello spazio pubblico, capace di dare piena fruizione ad ognuno, a prescindere dalle sue competenze e la sua età di spazi adatti alla socialità e al gioco, all’attività sportiva e ricreativa, alla contemplazione della bellezza in un contesto architettonico e sociale incapace ad escludere.

Qui troverete sopralluoghi e metodologie, i desideri trasformati in progettazione e attori coinvolti, compresi quelli istituzionali ai quali abbiamo è stato poi consegnato il progetto di ricerca.

La qualità dell'architettura e degli spazi nella trasformazione di Parco Schuster
La qualità dell'architettura e degli spazi nella trasformazione di Parco Schuster

La qualità dell’architettura e degli spazi urbani è un tema di pubblico interesse la cui conoscenza per tutti, compresi i non addetti ai lavori, avviene tramite buoni esempi di architettura e di spazi della città. Sebbene la qualità sia un concetto difficile da cogliere, ci sono dei criteri fondamentali dai quali si può partire. Questi criteri hanno a che fare con l’idea di progetto, dalla sua espressione ai condizionamenti che può comportare per gli utenti, i committenti e i cittadini. La qualità, infatti, è un concetto che deve essere giudicata dalla società.

Essa è sempre stata percepita come in conflitto tra una posizione oggettiva e una soggettiva, come una relazione tra un oggetto, un’architettura, e come noi lo percepiamo con i nostri sensi. Se l’oggettività è determinata da standard scientifici e dalla normativa, la soggettività è giustificata in base alla conoscenza: più chi giudica è formato e ha conoscenza, più il suo giudizio di qualità ha credibilità.

Questo vuol dire che per ottenere la qualità in architettura serve un programma ragionevole e condiviso. Infatti, se la visione tradizionale (e prevalente) della qualità è adatta a una visione “manifatturiera” dell'architettura, che vede i risultati della progettazione come un “prodotto”, un edificio, un ponte, un parco, la qualità oggi deve essere intesa come l’esito di uno sviluppo progettuale che recepisca le esigenze e le aspettative di carattere funzionale, sociale e formale poste a base della sua ideazione e che garantisca il suo armonico inserimento nell'ambiente circostante. 

Il binomio tecnologia-ambiente è una possibile lente di lettura della qualità del progetto per la realizzazione del Parco Inclusivo Universale Schuster a Roma.

La qualità dell'architettura e degli spazi nella trasformazione di Parco Schuster

Affinché si attivi una trasformazione di Parco Schuster in un Parco accessibile e inclusivo, l’analisi del contesto e delle barriere architettoniche presenti nell’area, insieme con il rispetto della qualità architettonica del Parco esistente, hanno rappresentato le basi per l’input progettuale. In un’ottica qualitativa di inserimento in un contesto urbano complesso, infatti, il progetto PIUS non si limita unicamente alla rifunzionalizzazione dell’area verde destinata a Parco, dei fabbricati esistenti, e dell’area prospicente alla Basilica, ma coinvolge un brano di città più ampio, in un’ottica progettuale per la quale la piena accessibilità si può raggiungere unicamente se si verificano le condizioni di raggiungibilità, verso un’ambizione di riconnessione tra il Parco e la città.

All’interno dell’area del Parco il progetto prevede il ripristino e la riqualificazione delle pavimentazioni esistenti, e la rifunzionalizzazione dell’area tra la zona pianeggiante del Parco e il Lungotevere, già nel progetto iniziale destinata a servizi sociali e per la cittadinanza. In quest’area, che presenta al suo interno dei fabbricati da destinarsi alle associazioni che operano sul territorio, si prevede la realizzazione di un sistema di percorsi accessibili e spazi destinati al gioco in tutte le sue possibili espressioni, che garantisce da un lato il rispetto della qualità architettonica del progetto esistente, rifunzionalizzando un’area ad oggi utilizzata marginalmente e non accessibile a tutte le categorie d’utenza, e dall’altro consente di mantenere inalterato il rapporto visivo con la Basilica di San Paolo fuori le mura, non essendo presenti elementi con un’altezza tale da limitarne la visione.

La qualità formale del progetto, quindi, risiede proprio nella volontà di riqualificazione e rifunzionalizzazione di un’area ad oggi non fruibile dall’intera collettività, mantenendo nello stesso momento un dialogo rispettoso con le preesistenze. 

Dal momento che i parchi urbani svolgono un ruolo fondamentale per la crescita del benessere della società, risulta necessario che questi siano progettati in modo tale da stimolare le abilità e i sensi di ciascuno, tramite la realizzazione di un ambiente accessibile a tutte le categorie di utenza, che stimoli alla crescita e allo scambio intergenerazionale.

Il progetto del Parco Inclusivo Universale Schuster, si sviluppa in un contesto caratterizzato da significative emergenze antiche, moderne e contemporanee: l’area archeologica del Sepolcreto Ostiense; la basilica di San Paolo Fuori le mura; la sistemazione del Parco Schuster, progettata da Francesco Cellini e realizzata in occasione del Giubileo del 2000; il monumento ai caduti di Nassiriya, inaugurato nel 2008, progettato dallo scultore Giuseppe Spagnulo e dall’architetto Lucio Agazzi.
L’area è compresa tra la Rupe di San Paolo e l’ansa del Tevere ed è attraversata dalla via Ostiense che costituisce la traccia di un’importante fase antica. Infatti, lungo la via consolare si addensava una grande necropoli attorno alla quale si articolò la prima area di culto e la successiva realizzazione della basilica paleocristiana. La necropoli venne alla luce a seguito dei lavori di allargamento della via Ostiense grazie all’accurato scavo archeologico, eseguito fra il 1917 e il 1919, sotto la direzione dell’Ispettore del Ministero per la Pubblica Istruzione, Giuseppe Lugli, che portò alla successiva sistemazione dell’area ad opera del Comune di Roma.



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